La storia

Nel 1944 la rottura dell’unita’ sindacale trovò i bancari, come tutti gli altri lavoratori, di fronte ad una scelta che non era solo di carattere sindacale ma anche di carattere ideologico.

Due concezioni del sindacato furono fra le altre motivazioni all’origine della rottura sindacale.

Da una parte, il sindacato come strumento anche di pressione politica e dall’altro, il sindacato operante in una sfera propria senza trabordamenti sul piano politico.

Le categorie dell’industria ricercavano immediatamente anche a livello periferico un collegamento tra loro, mentre nel settore del credito ciò avveniva in modo frammentario, costituendosi qua e la in gruppi spontanei (Milano – Roma – Bologna – Firenze – Genova – Napoli – Torino e in tutte le altre città principali).

Fu così che da parte di molti si affermò l’idea di ricostruire su basi sganciate dalla esperienza confederale, una nuova forza sindacale “libera e democratica”.

Nel 1948 ebbe luogo a Milano una prima riunione tra tutti i sindacati costituitisi, fu in quella occasione che ebbe vita la Federazione Autonoma Bancari Italiani.

L’atto costitutivo della FABI nei suoi punti programmati così si esprimeva:

1.
difesa degli interessi degli organizzati con tutti i mezzi legali, compreso lo sciopero, sancito dalla nostra Costituzione Repubblicana, con esclusione dell’arbitrato obbligatorio;
2.
assoluta e chiara indipendenza da forze governative e da opposizioni sistematiche o coatte, in un clima nuovo di libertà sindacale ed in un piano superiore di garanzia per l’eliminazione assoluta di ogni corporativismo totalitario, da qualsiasi fazione provenga;
3.
proibizione nell’ambito sindacale delle formazioni di correnti, legali o di fatto, sia politiche che sindacali;
4.
libertà di adesione per tutti i lavoratori del credito non aderenti ad altra organizzazione sindacale del credito, senza preconcetti ne per persone, ne per associazioni cui esse appartengono, con l’obbligo inderogabile di adesione personale.

Il punto 2 è una dichiarazione che mette a tacere ogni allusione mossa nel tempo alla F.A.B.I. accusata di corporativismo.

Quindi si partiva con la costituzione di una Federazione che non nasceva dalla confluenza di correnti organizzate che portavano la loro adesione alla FABI, ma attraverso l’adesione personale che ognuno doveva dare attraverso il “SAB – Sindacato Autonomo Bancari”. La costituzione della FABI affermava in questo modo una caratteristica peculiare, vale a dire la distinzione tra struttura federale e struttura del sindacato autonomo.

Queste caratteristiche venivano confermate al consiglio nazionale di Milano e venivano ribadite nel 1949 e sanzionate nell’aprile del 1950, al 1° congresso nazionale della FABI tenutosi a Genova, e venivano travasati totalmente nello statuto.

Tra l’altro nello statuto si afferma che la FABI è apartitica e che la sua sede non può essere in comune con quella di un partito politico.

Altro punto fondamentale dello statuto è il principio della gratuità delle cariche sindacali, si vuole in tal modo affermare il valore del volontariato e dell’impegno diretto al servizio della categoria, dei Dirigenti sindacali FABI. Da questo punto presero le mosse l’impegno della FABI per dare finalmente ai lavoratori del credito del n/s paese il primo contratto nazionale di lavoro, che venne firmato a novembre del 1949 dalla FABI e dal SABIT (Sindacato Autonomi Bancari Italiani di Trieste) e l’Assicredito.

Il C.C.N.L. sanò una realtà precedente altamente frammentata in decine di accordi e contratti aziendali o interaziendali (oltre ottanta) senza tener conto poi delle grosse lacune contrattuali per quelle realtà minori dove le aziende avevano veramente campo libero nella regolamentazione del rapporto di lavoro.

Il 9 gennaio 1951 la FABI (da sola) conquista l’accordo di scala mobile, firmava il contratto del 1962 con una parte delle OO.SS., mentre le altre concludevano il rinnovo contrattuale 1964.

La FABI ha combattuto la sua battaglia di autonomia nel senso migliore che si vuole dare a questa espressione, ha saputo resistere alla suggestione, anche in tempi recenti, a volte affiorata come opportunità e utile ad un sindacato come il nostro per la tutela degli interessi dei lavoratori di costituire una grande confederazione.

Dalla fondazione della FABI sono passati ormai più di sessanta anni, ed in queste poche pagine si è tentato di riassumere l’importanza che la FABI ha avuto nella storia della categoria e che continua con lo stesso impegno ad avere.

Parlare della FABI non significa parlare di un fatto o di un episodio, sia pure importante, ma significa guardare allo svolgersi di sessanta anni di vita, di lotte e di difficoltà affrontate dai bancari per cercare di realizzare una condizione di vita e di lavoro più alte.

Insieme per un futuro migliore.

Il SAB (Sindacato Autonomo Bancari) di Messina aderente alla FABI Nazionale viene costituito nel 1972 per iniziativa di Tommaso Martino, grande ed indimenticato sindacalista e uomo politico.

I segretari coordinatori provinciali succedutisi sono stati: Nicola Russo, Giovanni Frazzica, Nino Fabiano, Giovanni Sciabà, Vincenzo Ferraro, Pippo Lo Nostro, Massimo Pellegrino …….. e la storia continua…….